Lampedusa: tra produzione e rappresentazione del confine
DOI:
https://doi.org/10.1590/1980-85852503880004403Parole chiave:
Lampedusa, Italia, confine, migrazioni, controllo.Abstract
Com’è avvenuta la trasformazione di Lampedusa in sinonimo della frontiera euro-africana? I confini sono fatti sociali, e trasformare un luogo in confine, o trasformare il ruolo simbolico e pratico di un confine, è sempre frutto di determinate azioni. Da questa prospettiva l’articolo analizza i principali atti che hanno accresciuto la “confinità” di Lampedusa, determinando la “frontierizzazione” dell’isola, tra gli anni Novanta e il 2011. L’analisi tocca alcune scelte del legislatore,
l’evoluzione delle relazioni con i paesi nordafricani e certe pratiche di controllo e gestione delle frontiere: l’apertura di un centro di detenzione, la scelta di dirottare quasi tutti i migranti a Lampedusa, concentrandovi così anche le attività di accoglienza, e la produzione di emergenze artificiali.
Why is Lampedusa a synonym for the Euro-African border? Borders are social products, and turning a place into a border, or transforming the symbolic and practical role of a border place, is always the result of specific social acts. Starting from this assumption, the paper analyses the most important acts that increased Lampedusa’s “borderness”, thus determining its “borderization”, between the 1990s and 2011. The research focuses on specific choices of the Italian legislator, on the relations with North-African countries, and on the practices of border control and management: the establishment of a detention centre, the choice to systematically divert migrants to Lampedusa and to concentrate professionalized reception activities on the island, the production of artificial emergencies.
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